Indice FTSE MIB Borsa Italiana: prospettive di mercato

Analisi del principale indice di Borsa Italiana, analisi delle aziende componenti in base al settore ed all’andamento economico e idee operative.

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In concomitanza di indici globali ai massimi, il FTSE MIB, il principale indice azionario italiano, è ai massimi, evento particolarmente sorprendente, visto che i massimi sono stati toccati nel duemila e da allora il trend è stato ribassista. In generale, tutti i mercati si sono ripresi alla grande, ma quello italiano sembra aver iniziato un vero e proprio trend rialzista, in quanto valori attuali non venivano toccati dal 2009.

Occupiamoci quindi delle principali cause e criticità di questo fenomeno, tra cui la storia del FTSE MIB e soprattutto la sua composizione e previsioni di mercato nei prossimi anni.

FTSE MIB composizione

Il FTSE MIB misura la performance di 40 azioni ed è ponderato per la capitalizzazione di mercato delle azioni sottostanti. La sua composizione rappresenta uno dei principali e potenziali problemi dell’indice azionario italiano.

  • Il settore finanziario e quello dei beni di consumo, sono sproporzionati rispetto ad altri settori, rappresentando quasi il 50% del Ftse Mib. Le posizioni più di rilievo sono le seguenti: Enel (10%), Intesa San Paolo (9%), Stellantis (8%), Ferrari, Unicredit e ST Microelectronics circa il 7% per ogni titolo.
  • Pur prendendo anche altri indici in fase di concentrazione su un determinato comparto, come il tecnologico su SP500, il peso del 50% per singolo settore non viene mai raggiunto.
  • La performance negativa di un settore o addirittura di una singola azienda potrebbe influenzare l’andamento dell’intero indice. Ovviamente, se i comparti più concentrati subiscono rialzi, in questo caso settore finanziario e beni e servizi di consumo, le performance trascinano tutto l’indice e risultano estremamente positive.
  • I titoli hanno ovviamente tratto vantaggio dal rialzo dei tassi di interesse, in particolare nel settore finanziario, dove questi maggiori costi incrementano i ricavi.

Nel caso in cui i tassi di interesse dovessero essere troppo alti, fin quando non sono previsti ribassi, il mercato del credito rallenterebbe anche per le società del comparto finanziario.

Focus sui singoli titoli

  • Il settore dei beni e i servizi di consumo ha visto brillare Pirelli, Stellantis e Ferrari.
  • Per quanto riguarda Pirelli, questa è stata recentemente sotto i riflettori in quanto il governo Italia ha deciso di usare il Golden Power per evitare che la sua maggioranza passasse nelle mani dei fondi cinesi. L’obiettivo principale di questa mossa è tutelare tecnologie, critiche ed algoritmi, inclusi quelli proprietari legati allo sviluppo e alla digitalizzazione di processi e prodotti con l’applicazione dell’intelligenza artificiale e dei sensori sviluppati e commercializzati dalla società. In particolare, il governo ha voluto tutelare i sensori cyber che possono essere impiantati negli pneumatici, i quali sono in grado di raccogliere dati del veicolo su assetti vari come la geolocalizzazione e lo stato delle infrastrutture. Le informazioni raccolte possono essere trasmesse a sistemi in cloud per la creazione tramite intelligenza artificiale, di modelli digitali utilizzabili in sistemi all’avanguardia come smart City e Digital Twin.
  • Per quanto riguarda invece il gruppo Stellantis, nonostante una diminuzione della quota di mercato, sta raggiungendo una crescita delle spedizioni e dei ricavi netti, mostrando la capacità di sapersi adattare alle dinamiche di mercato in continuo cambiamento. Anche dal punto di vista finanziario è ben posizionata in quanto una buona riserva di cassa e un livello di debito relativamente basso. Inoltre in Europa sta aumentando significativamente il numero di nuove immatricolazioni, anche se i dati sono ovviamente inferiori ai livelli pre pandemia.
  • Ferrari infatti ha competizione molto più contenuta anche in periodi di crisi, in quanto è uno di quei titoli spesso non considerati come una semplice azienda automobilistica, ma una vera e propria azienda di lusso. A seguito del lancio del loro nuovo modello SUV, hanno ottenuto talmente tante richieste di ordini che sono pieni praticamente fino al 2025, sia per la capacità produttiva limitata, sia per mantenere quel senso di esclusività e scarsità, fornendo outlook positivo per l’intero 2023.
  • Leonardo, la principale azienda riguardante la difesa e che dallo scoppio della guerra in Ucraina è salita quasi dell’80%. Il fatturato militare di Leonardo è salito dal 68% all’83%. Contemporaneamente sono stati abbandonati progressivamente una serie di comparti civili ritenuti non strategici quali l’automazione industriale, la microelettronica, l’energia ed il trasporto ferroviario.

Insomma, nell’ultimo anno l’indice azionario italiano ha sovra performato l’SP500, ma zoomando un pochino indietro, specialmente per il FTSE MIB, si vede abbastanza facilmente a che punto del ciclo economico ci troviamo.

Total Return e distribuzione dei dividendi

Il dividendo medio del FTSE MIB, pari al 3,62% è molto più alto di quello americano ed il confronto non riguarda solamente gli Stati Uniti. Se si fa una media di dividendi staccati globalmente, quelli distribuiti dalle società italiane risultano comunque più elevati.

Il confronto più consono sarebbe quello effettuato mediante l’utilizzo del total return, ovvero il ritorno che si avrebbe sull’investimento considerando sia il capital gain, quindi la variazione del prezzo, sia i dividendi.

Tuttavia, pur considerando gli elevati dividendi, la performance dal 2009 non è riuscita in alcun modo ad equiparare quella di altri indici azionari globali che, pur applicando (spesso) la doppia tassazione sui dividendi, hanno un risparmio fiscale molto elevato se vengono scelti comprando ETF in accumulazione, inoltre, la crescita della capitalizzazione sorpassa tranquillamente altri indici che crescono poco ma hanno alti dividendi.

Breve outlook economico

  • La Commissione europea si aspetta che il PIL subirà una flessione dell’1,2% nel 2023 e 1,1% nel 2024 a causa dei prezzi più alti che faranno diminuire i consumi, mentre gli investimenti sostenuti da misure governative continueranno ad espandersi.
  • L’inflazione è prevista al 6,1% entro fine anno e al 2,9% entro il 2024. Per quanto riguarda la bilancia commerciale, si prevede che le esportazioni di merci rallenteranno meno delle importazioni, mentre le esportazioni e le importazioni di servizi aumenteranno di pari passo dopo il rimbalzo post pandemia nei trasporti e nel turismo.
  • Inoltre, la Commissione europea si aspetta che le prospettive di stabilità politica dell’Italia migliorino a breve termine.

Conclusioni

Il rallentamento del PIL potrebbe impattare soprattutto quelle aziende che operano principalmente in Italia, così come un lieve rallentamento delle esportazioni potrebbe colpire quelle società che operano in tutto il mondo, come ad esempio Ferrari.

La stabilizzazione della situazione politica potrebbe avvantaggiare quelle società che vedono lo Stato italiano come socio, come ad esempio Leonardo.

Insomma, le opportunità e gli eventi catalizzatori ci sono, ma la bassa capitalizzazione e diversificazione, rispetto alle dimensioni di grandi indici, non consente di fare grandi scommesse. Ancora una volta il FTSE MIB non sembra prestarsi per investimenti a lungo termine in quanto potrebbe ancora essere presente un fastidioso (o interessante) trading range poliennale. Alcuni azioni molto interessanti possono essere partecipate mediante Certificates, in modo da ridurre l’esposizione alla ciclicità dei prezzi, permettendo comunque di diversificare ed incassare delle cedole.