Broker con interessi conto deposito vs BOT e Obbligazioni

Arrivano le piattaforme di investimento con funzione di conto deposito. Conviene abbandonare il proprio Home Banking o si può rimediare?

La Banca Centrale Europea ha deciso di alzare ulteriormente i tassi di interesse per contrastare l’inflazione che sta galoppando tantissimo negli ultimi ventiquattro mesi.

Si aprono quindi numerose strategie che possono essere messe in atto per rivalutare il capitale positivamente grazie ad utilizzo di conti deposito o liberi.

Fino a poco tempo fa, le uniche remunerazioni possibili erano quelle dei conti deposito su somme vincolate. Tuttavia, anche in Italia, stanno arrivando piattaforme di investimento con funzione integrata di conto deposito in grado di poter rendere la liquidità fruttifera.

In generale, i depositi di liquidità e gli interessi che possiamo ottenere sui depositi della liquidità, variano in base a quanto stipulato nel contratto, tra cui:

  • La frequenza di pagamento
  • Il tasso di interesse del conto
  • Vincoli di tempo minimi e vincoli di somma minima

Sappiamo che ad oggi, i tassi si muovono grossomodo similmente all’inflazione ed è quindi possibile proteggersi quasi completamente dall’inflazione mediante liquidità remunerata. Sfortunatamente non è sempre stato cosi e nel picco più alto dell’inflazione, unito a ritardo eccessivo nell’aumento dei tassi, l’erosione del patrimonio è stata considerevole.

Ad oggi, si può anche valutare un broker che permetta di investire in strumenti finanziari ma anche di ottenere degli interessi sulla liquidità depositata all’interno dell’applicazione. Gli interessi variano in base alla singola piattaforma, ma per avere un idea di quanto ricevuto possiamo affermare che:

  • La liquidità in euro subisce una remunerazione intorno al 2-2,75% lordo annuo
  • La liquidità in dollari è pagata fino al 4,25% lordo annuo

Attenzione, perché le somme lorde, subiscono una tassazione del 26% ed anche imposta di bollo dello 0,20% del controvalore investito.

La nostra liquidità, fiscalmente parlando, è quindi considerata un vero e proprio investimento.

Broker esteri e dichiarazione

Pur non occupandoci in maniera approfondita di fiscalità, possiamo affermare con certezza che aprire conti presso broker esteri non mette al riparo dallo stesso peso fiscale che si subirebbe con una banca nostrana italiana. O meglio, il regime dichiarativo fa si che molti omettano di non dichiarare il conto per piccole somme, ma questo potrebbe portare ad accertamenti fiscali ed eventuali sanzioni.

Un broker estero spesso non presenta succursale italiana, quindi non può operare in regime amministrato ed opera quindi in regime dichiarativo. In questo caso, spetta all’investitore dichiarare ed il trattamento fiscale ha le stesse aliquote di un conto italiano, quindi imposta sui guadagni e sui depositi, sebbene qualcosa sia presentato sotto nomi diversi (IVAFE = imposta di bollo su titoli e depositi esteri).

Inoltre, le proposte allettanti su commissioni e remunerazione, specie se il broker è agli esordi, possono rivelarsi delle iniziative commerciali. Insomma, non è poi cosi piacevole muovere cosi tante “scartoffie” per aderire a condizioni proposte vantaggiose ma che mutano molto radicalmente nel giro di poco tempo.

Le banche non aiutano a vederci chiaro

La fuga verso i broker esteri e con soluzioni ibride è anche dovuta dall’avarizia del nostro panorama bancario.

  • Già in passato, con tassi bassi e scarsa remunerazione della liquidità, il correntista veniva contattato per ridurre la liquidità attraverso la sottoscrizione di investimenti e, in casi drastici, si poteva arrivare alla cessazione del rapporto in caso di grandi somme di liquidità.
  • Ad oggi, con i tassi elevati, è difficile essere contattati a seguito di eccessiva liquidità sul conto, ma allo stesso tempo, ora che la liquidità diventa “interessante”, non si vede comunque alcun tipo di remunerazione da parte delle banche, che utilizzano tale liquidità per erogare finanziamenti a tassi a dir poco roventi.

Cosa succede se vengono tagliati i tassi?

Che si parli di conti deposito o di investimenti nell’obbligazionario, in caso di taglio dei tassi, le remunerazioni vanno inesorabilmente giù, perché il denaro frutta di meno. Tuttavia, occorre fare alcune dovute considerazioni.

  • Chi ha somme vincolate presso conti deposito vanterà remunerazioni più alte rispetto a chi vincola successivamente, ma il vantaggio ovviamente è destinato a scemare allo scadere del vincolo.
  • Un deposito liquidità non vincolato perderebbe subito il vantaggio in quanto non vi è nessun vincolo. La possibilità di smobilizzare istantaneamente viene “pagata” con lo scotto di subire remunerazioni istantaneamente inferiori.
  • Le obbligazioni potrebbero avere un futuro più roseo, in quanto un taglio dei tassi farebbe guadagnare di molto le posizioni già aperte. Le cifre guadagnate in conto capitale rivendendo gli strumenti potrebbero tranquillamente superare tranquillamente le cedole.

Sicuramente è meglio prediligere scadenze particolarmente corte se occorre liquidità a breve termine, sia per i depositi di liquidità vincolati, sia se si intende esporsi in obbligazioni. I Bot, ad esempio, potrebbero essere una soluzione (Ricordiamo che più è corta la scadenza, minore è la sensibilità ai tassi).

Detto ciò, possiamo paragonare le somme vincolate agli investimenti obbligazionari? Ovviamente no, in quanto il capitale investito nelle obbligazioni non viene garantito.

Tuttavia resta sempre un rischio emittente ragionevole, considerate le date di scadenza molto vicine. Inoltre, la comodità di poter operare sul proprio conto a commissioni minime per eseguito particolarmente basse (le banche italiane agevolano l’acquisto di obbligazioni italiane mediante fasce commissionali agevoli), rendono l’operatività interessante.

  • Anche per orizzonti superiori, vale la pena interrogarsi se si non si stia detenendo troppa liquidità in maniera eccessiva e se una parte possa essere immessa nell’obbligazionario, visto che ad oggi l’obbligazionario è tornando particolarmente in voga nella composizione dei portafogli.
  • Se il portafoglio è veramente ottimizzato rispetto al proprio profilo di rischio e si detiene una quantità di liquidità ragionevole, è probabile che il dispendio di tempo e di denaro impiegato a spostarla verso un altro broker non valga la pena.
  • Sicuramente può essere allettante l’idea di avere della liquidità non sottoposta a vincoli, ma se l’idea di non poter guadagnare da quella somma non investita è fonte di preoccupazione per l’intero portafoglio e siete disposti ad aderire ad un nuovo broker e subire da zero nuovi trattamenti fiscali e fasce commissionali, è probabile che non valga la pena, salvo patrimoni molto elevati o casi particolarmente specifici.

Con un BOT “nostrano” si ottiene un 3,5% annuo

Vi sono numerosi BOT sottoscrivibili e con numerose date di scadenza ed il rendimento annualizzato si aggira intorno al 3,5% annuo, senza dover lasciare nemmeno il proprio Home Banking.

I titoli molto vicini a scadenza sono poco trattati in quanto quotano vicino alla pari e quelli a scadenza più lunga perdono di appetibilità per preferire altri strumenti, ci limitiamo quindi a riportare i titoli più liquidi ed interessanti per il breve termine.

Bot Zc Dc23 A Eur IT0005523854

Con scadenza dicembre 2023 ed un prezzo intorno a 98,7 è possibile percepire un 1,3% lordo su un orizzonte temporale inferiore ai 6 mesi.

Bot Zc Ge24 A Eur IT0005529752

Con scadenza gennaio 2024 ed un prezzo intorno a 98,3 è possibile percepire un 1,7% lordo su un orizzonte temporale leggermente più lungo.

Ricordiamo che i bot sono obbligazioni zero coupon e le cedole sono incorporate nel valore nominale di rimborso. Questa struttura non rende possibile compensare le minusvalenze, anche in caso di prodotto acquistato ben al di sotto del valore nominale. Ma non è un vero e proprio difetto in quanto l’intero comparto del fixed income è caratterizzato da scarsa efficienza fiscale, tranne per i certificates.

ETF Obbligazionari a scadenza

Recentemente, sono stati lanciati degli ETF obbligazionari a scadenza che vengono rimborsati ad una determinata data di scadenza con sottostante obbligazionario. L’obiettivo di questi prodotti è di sormontare il problema tipico di un ETF obbligazionario, ovvero l’impossibilità di garantire un flusso di cassa ad una data di scadenza prestabilita, al pari di come si farebbe con le obbligazioni singole.

Costruendo un paniere di obbligazioni che scadono nello stesso anno in una data molto vicina, è stato possibile costruire prodotti con una scadenza identica ad una singola obbligazione, le cui cedole possono essere distribuite durante il ciclo di vita del prodotto o alla sua scadenza.

Recupero minus con certificati a capitale 100% protetto

In base al proprio profilo di rischio, vi sono numerosi Certificati di Investimento utilizzabili per ottenere cedole o guadagni in conto capitale.

Se la protezione del capitale è il Vostro obiettivo principale, un Certificato a Capitale 100% protetto potrebbe essere interessante: è possibile percepire cedole periodiche ed avere indietro il capitale investito protetto al 100% entro una data prestabilita.

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Anche in questo caso, fino alla data di rimborso, si potrebbe avere un controvalore di investimento lievemente diverso a quanto investito, similmente ad una obbligazione, rivendibile comunque sul mercato secondario ma a prezzi inferiori (o superiori) rispetto all’acquisto.

Evitare quindi se tali somme possono servire nel brevissimo termine (si possono comunque trovare prodotti vicino a scadenza, ma quando la data è molto vicina, il prodotto quota intorno al valore nominale e le cedole sono state quasi tutte pagate, ciò rende poco interessante l’acquisto).

Nota particolarmente positiva è che le cedole percepite sono molto efficienti a livello fiscale in quanto compensabili con perdite precedenti e quindi con eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale.