Conviene coprire il rischio di cambio?

Il cambio ha volatilità bassa nel breve periodo ma, nel lungo periodo, assume comunque una certa influenza che può risultare positiva o negativa.

La prima cosa da sapere quando si parla di Rischio di Cambio è che si tratta di un rischio speculativo simmetrico. cosa vuol dire?

  • Un rischio simmetrico, nella finanza, è un rischio che non presenta accezione necessariamente negativa.
  • Tale tipo di rischio a che fare con l’incertezza, ma può sia incrementare le performance che diminuirle.

La volatilità del cambio per valute forti

Il cambio ha una sua volatilità che nel breve periodo è abbastanza limitata. Ciò ovviamente riferendosi alle valute convenzionali e non alle Crypto, ovviamente.

La volatilità nel lungo periodo, assume comunque una certa importanza che può influire in due modi:

  • Performance addizionale se il cambio scende, cioè se la valuta di riferimento in cui avete investito si rivaluta.
  • Se il cambio sale e sto parlando in questo caso del cambio euro dollaro, in questo caso è l’euro che si rivaluta, il dollaro si svaluta e e questi ha effetti negativi.

Cross euro dollaro rispetto alle valute emergenti

Attualmente, il tasso di cambio tra l’euro e il dollaro è tornato ai livelli di vent’anni fa. prossimo alla nascita della moneta unica. Nel lungo termine, il rendimento di un investimento non va cercato nella valuta, quanto meno se parliamo di dollaro o di valute comunque molto importanti.

Osservando da inizio anno, un azionario America o Mondiale ha registrato performance più basse per un investitore europeo che non ha coperto il cambio. Tuttavia, è necessario evitare la tendenza ad inseguire la performance comprando in base alle performance passate, che già non sono un indicatore corretto per gli asset, meno che mai per le valute. Insomma, possiamo fare le seguenti assunzioni:

  • Nelle valute forti, la regressione alla media è un fattore molto importante e non trascurabile.
  • Il discorso differisce molto nel caso delle valute emergenti.

Stati emergenti e l’Italia degli anni 90

Gli stati emergenti si trovano in una situazione simile a quella dell’Italia degli anni 90

  • L’Italia era il paese delle cosiddette svalutazioni competitive, attuate per recuperare competitività nei confronti di altri stati come Francia e Germania.
  • L’Italia svalutava la propria moneta in maniera ripetuta e questa svalutazione competitiva è ben presente nelle valute emergenti, dove poi si innesca anche una cattiva politica di vicinato per cui uno stato svaluta, l’altro svaluta e cosi via.
  • Un paniere di valute emergenti nel tempo, verosimilmente tende a svalutarsi. In questo caso si va a coprire il rischio di cambio con degli strumenti derivati e ciò è fatto direttamente internamente al prodotto stesso, se esplicitamente spiegato tramite dicitura Hedged o Hdg. I costi di gestione sono ovviamente maggiori.

Rischio cambio maggiore se il sottostante ha rendimenti attesi inferiori (Obbligazionario)

Il discorso obbligazionario è un discorso più delicato, dove, avendo rendimenti attesi inferiori, la volatilità del cambio può sormontare la performance stessa del sottostante.

  • Che si parli di titoli di stato USA o Eurobond, essendo prodotti in valute forti e su paesi sviluppati, non c’è uno scarto di performance poi cosi elevato. Insomma, non premia tanto comprare Treasuries e doversi pure preoccupare del rischio cambio (sono comunque disponibili prodotti con copertura valutaria).
  • Non si può dire lo stesso sulle obbligazioni dei paesi emergenti, dove la remunerazione è altissima ma il rischio cambio altrettanto se si compra in valuta locale. Già un obbligazione emergente in valuta forte rende molto, se la si prende in valuta locale lo scarto di performance aumenta ulteriormente (rende ancora di più), ma si palesa un rischio cambio abbastanza pericoloso.

Insomma, per obbligazioni su paesi sviluppati ed in valuta forte come ad esempio titoli di stato USA, forse non vale neanche la pena cercare prodotti coperti, non perché non possa esserci volatilità nel cambio, ma perché i rendimenti attesi sono simili agli Eurobond e tanto vale comprare quest’ultimi.

Se ci si vuole spostare invece sui paesi emergenti, bisogna conoscere il rischio cambio e, se lo si vuole evitare, a fronte di uno scarto di rendimento da subire, prediligere titoli di stato emergenti denominati in valuta forte oppure prodotti direttamente Hedged.

Da notare che obbligazioni emergenti denominate in dollaro espongono comunque al cambio EUR/USD, essendo investitori europei, ma è decisamente meno volatile di un cambio EUR/Valuta emergente.

Considerazioni finali

Per le valute emergenti, salvo cambiamenti abbastanza stravolgenti sulle politiche monetarie di quest’ultime, c’è poco da dire: un paniere di valute emergenti nel tempo, tende a svalutarsi ed occorre coprirsi.

La copertura valutaria per le coppie valutarie composte da valute forti (e caratterizzate da mean regression) non è invece quasi mai un’idea particolarmente allettante sul lungo termine poiché l’andamento non offre direzionalità, rimanendo sempre in un trading range poliennale.

Tuttavia, se proprio dobbiamo, facciamo alcune riflessioni operative.

  • Fare copertura valutaria su euro/dollaro con il cambio a 1,3 ovvero su un prezzo decisamente lontano dai minimi e massimi storici, non presenta particolari convinzioni di carattere operativo.
  • In situazioni particolari, come euro dollaro ai massimi storici (o minimi storici), cercare esposizione valutaria potrebbe essere una strategia operativa valutabile, in particolare con un abbinamento mercati deboli/dollaro forte.
  • Il mercato valutario è particolarmente difficile da prevedere e non è possibile garantire che i minimi o i massimi storici restino gli stessi anche in futuro. Tuttavia, individuato il trading range e preso in considerazione il fatto che il cambio non offre direzionalità nel lungo termine, si può fare hedging o essere esposto al cross valutario mediante strumento satellite in caso di prezzi particolarmente favorevoli sulla media storica, nella speranza che il movimento di prezzo si riavvicini al trading range storico.