Minusvalenze accantonate ed ETF: Compenseranno con la nuova Riforma Fiscale?

Ultimo aggiornamento: 8-12-2023.

Nota: si consiglia, oltre ad interfacciarsi con il proprio consulente fiscale, di tenere conto della data di ultimo aggiornamento dell’articolo redatto.

In questo articolo, parliamo della riforma fiscale in fase di discussione che potrebbe permettere a Fondi ed Etf di compensare le minusvalenze accantonate.

Introduzione 

Negli ultimi periodi, si è sollevata molto la problematica della tassazione sulle Minusvalenze Etf e plusvalenze applicata ad alcuni strumenti finanziari, tra cui ETF e Fondi e della loro impossibilità di compensare minusvalenze precedentemente realizzate da altri prodotti, tra cui ETF e Fondi stessi, proiettando l’investitore su strumenti più rischiosi come ETP/ETC/ETN o Certificates.

Stando alle ultime novità, ad oggi 9 agosto 2023, nei prossimi anni si terrà una riforma fiscale volta ad eliminare tale inefficienza. Questa riforma fiscale mira a modificare molti aspetti di quella che è la legge italiana, a partire dal lavoro dipendente, fino ad arrivare ai redditi di natura finanziaria, redditi diversi e così via.

Data la natura del nostro portale, ci concentreremo particolarmente sui redditi di natura finanziaria, quindi i redditi diversi e i redditi da capitale, per capire bene come funziona e le problematiche che ha portato la distinzione di questi due determinati redditi.

Consigliato: Compensazione Minusvalenze [GUIDA COMPLETA]

Possibile entrata in vigore

Ad oggi non è chiara l’eventuale entrata in vigore, in quanto vi sono fino a ventiquattro mesi di tempo per far sì che arrivi la firma e che il governo adotti.

Ad ogni modo, il sottosegretario al ministero del Lavoro confida che entrerà in vigore già dal prossimo anno con la nuova legge di bilancio.

Ovviamente, fin quando la legge non viene applicata, le vendite in guadagno vengono trattate in maniera più svantaggiosa quindi occorre attendere con prudenza, se si vorrà beneficiare di tale riforma.

Approfondimento della riforma

Dal sito della Gazzetta Ufficiale, in particolare sulla legge del nove agosto 2023 numero 111.

  • La lettera d dell’articolo 5 approfondisce i redditi di natura finanziaria e l’armonizzazione della relativa disciplina, prevedendo un’unica categoria reddituale.
  • L’intenzione di unificare quelli che sono i redditi diversi e quelli di capitale è ciò che porterà maggiormente vantaggio, ma attenzione, non sarà comunque possibile compensare le minusvalenze con i dividendi, per esempio.

Inoltre, siccome i redditi verranno unificati, comportandosi tutti di fatto come redditi di “natura diversa”, ci si aspetta anche un cambio dicitura nel modo di chiamare suddetti redditi di natura finanziaria.

Insomma, sembra proprio che possa sparire il problema degli ETF/Fondi venduti in guadagno che generano redditi da capitale e pagano tasse anche a fronte di minus precedenti e che non vanno a compensare le stesse minusvalenze che generano.

Il discorso di estenderebbe anche ai fondi attivi

La legge sembra estendersi anche ai fondi attivi e questo sembra abbastanza fisiologico, in quanto la normativa intende armonizzare i redditi di natura finanziaria nella sua completa disciplina e non riguardo un relativo strumento.

Pare quindi che si potrà beneficiare anche in caso di portafogli costruiti con fondi comuni.

Maggiore tutela del risparmiatore

Questa riforma renderebbe anche più giustizia anche al risparmiatore medio che, per andare a compensare minusvalenze, si addentra in strumenti più complessi ma fiscalmente più efficienti come Azioni, Futures, CFD, Certificates, in alcuni casi iniziando anche attività speculative che non rappresentano affatto il proprio profilo di rischio.

  • Non è un mistero che il risparmiatore, cercando di recuperare minus precedenti, rischi di farne altrettante.
  • Anche nel caso di semplici cambi di strumenti (a parità di sottostante), come ad esempio utilizzare un ETP o un Certificate Tracker su SP500 (che essendo “redditi diversi” compensano), anziché direttamente un ETF fiscalmente inefficiente, introduce comunque Rischio Emittente: tutti gli strumenti che generano redditi diversi sono titoli di debito e non sono strumenti il cui emittente è separato dagli asset stessi in caso di fallimento dell’emittente.
  • Sicuramente, tra fare speculazione con azioni o spostare parte del capitale contenuto in ETF verso Certificates/ETP su un indice, la seconda opzione è quella più “tranquilla”, ma la problematica resta sempre quella: se l’efficienza fiscale aumenta con l’aumentare dei rischi, viene meno il principio di tutela del risparmio.

Discorso di rilievo in caso di investimenti estremamente settoriali

Il discorso si è iniziato a sentire in maniera molto forte anche per via dell’arrivo di investimenti particolarmente settoriali che possono performare in maniera estremamente diversa tra di loro:

  • Un portafoglio con prodotti di settori diversi è probabile che abbia prodotti in guadagno accompagnati da altri in perdita.
  • Maggiore è la settorialità di portafoglio, maggiore è la probabilità che il rendimento di un etf discosti dall’altro.
  • Ovviamente, è nostro interesse avere massima efficienza fiscale in fase di vendita per compensare guadagni con perdite, soprattutto se le performance dei prodotti differiscono particolarmente.
  • Senza la piena efficienza fiscale, creare portafogli particolarmente settoriali, anche se con vari strumenti ben diversificati, è un vero e proprio disastro in fase di vendita.

I punti spiegati sono i motivi principali che portano a costruire, ad esempio, Portafogli di ETP Crypto anziché di ETF nel caso di asset particolarmente volatili, pur presentando Rischio Emittente (comprare prodotti di diverse case di investimento può tuttavia ridurlo).

Ovviamente, è bene ricordare che, anche in caso di effettiva applicazione della legge, non è (per ora) destinata a cambiare la durata di 4 anni delle minus realizzate nello zainetto fiscale. Allo scadere di 4 anni dalla realizzazione, la possibilità di compensare verrà comunque meno.

Inoltre, in caso di regime amministrato, è necessario prima vendere lo strumento in perdita e poi quello in guadagno, per non ricevere l’amara sorpresa di pagare tasse e vedere minus in portafoglio avendo fatto al contrario.

Possibile aumento di altre tasse?

Si vocifera un potenziale aumento di tasse sugli investimenti, tra cui imposta di bollo o capital gain, ma ad oggi non è presente nulla in Gazzetta.

Le preoccupazioni sono dovute al fatto che la futura maggiore efficienza fiscale potrebbe diminuire gli introiti derivanti dalla tassazioni su guadagni di natura finanziaria, ma qui è doveroso ipotizzare due scenari.

  • In caso di clientela al dettaglio particolarmente preparata, si può ipotizzare che siano stati, nel corso degli anni, applicati altri strumenti di investimento per ottenere efficienza fiscale e che quindi quello che avverrà (da parte dell’investitore) sarà un nuovo avvicinamento verso Etf e Fondi, ma con pochi cambiamenti relativi agli importi presenti nello zainetto fiscale.
  • In caso di clientela poco preparata in termini di minusvalenze, complice la scadenza delle minus dopo 4 anni, la possibilità di vendere i propri asset per compensare, magari anche in un momento di mercato favorevole, potrebbe portare una riduzione molto marcata del gettito fiscale, con conseguente necessità di prendere ulteriori misure.

Insomma, ad oggi non è ancora stata fatta luce in materia, ovviamente la scelta sarà anche in virtù della politica vigente nel nostro Paese, unita alle esigenze delle casse dello Stato ed è quindi necessario attendere per poter operare con maggior chiarezza.