In questo articolo parleremo di come funzionano i certificati a capitale protetto con partecipazione e come determinare l’importo di rimborso in relazione alla performance del sottostante.
Nella categoria dei Certificati a Capitale Protetto, oltre ai classici prodotti che distribuiscono delle cedole e prevedono rimborso minimo pari al 100% del valore nominale, vi sono anche i certificati con partecipazione, che consentono di partecipare al rialzo di un sottostante senza tuttavia partecipare al ribasso.
I certificati con partecipazione sono leggermente più complessi rispetto a quelli classici che si limitano a distribuire una cedola tuttavia, se ben compresi, permettono ugualmente di pianificare in maniera stabile i flussi di cassa futuri.
L’emittente più di rilievo attualmente degno di nota è Leonteq Securities che, nella categoria dei certificati a capitale 100% protetto, offre questo tipo di soluzioni in maniera più variegata.
Per approfondimenti riguardo specifici prodotti visualizzare l’apposita categoria.
Il meccanismo di funzionamento, inizialmente, è analogo agli altri certificati: l’emittente stabilisce un prezzo di fixing (o di osservazione iniziale) sul sottostante che si desidera monitorare. Sappiamo già che, parlando di un prodotto a capitale 100% protetto, eventuali osservazioni rispetto al prezzo di fixing si utilizzerebbero per la distribuzione di importi condizionati aggiuntivi e non inciderebbero (ovviamente) sull’importo minimo di rimborso del prodotto, essendo a capitale 100% protetto.
In questo caso, ciò che invece viene fatto, è confrontare il prezzo di fixing iniziale con il prezzo di fixing finale (a scadenza) e, su base di una percentuale di partecipazione, rimborsare un importo che comprenda il valore nominale del prodotto sommato alla performance derivante dalla partecipazione.
Possiamo quindi affermare che:
Ciò che inizialmente può sembrare poco chiaro è quanto partecipi il prodotto al sottostante, e quanto la partecipazione sia influenzata da un’eventuale acquisto sul mercato secondario del prodotto e quindi sovrapponendo la quotazione del prodotto stesso a quella del sottostante che, probabilmente, avrà in periodo successivo un valore diverso da quello di fixing.
Ipotizziamo dunque 2 scenari per comprendere meglio:
Scenario 1
Scenario 2
Come si può notare, nella formula non sono incorporate quotazioni del sottostante diverse dal fixing iniziale e quello finale.
Tuttavia, poiché il prodotto sarà quotato nel mercato secondario, sarà il mercato stesso a prezzare la performance attuale nel prezzo del certificato stesso.
Si deduce quindi che acquistare sopra la pari non garantisce di ricevere indietro il 100% dell’importo investito, in quanto si riceverà solamente il 100% del valore nozionale e che quindi saremo particolarmente esposti alla performance del sottostante.
Alcuni prodotti prevedono un cap, ovvero un importo di liquidazione massimo. In altre parole, si fissa un limite di performance oltre il quale l’importo di rimborso non aumenta, anche se il sottostante continua a crescere. Tale pratica è spesso messa in pratica per aggiustare il rischio rendimento per via della presenza della protezione del capitale.
Di seguito è possibile osservare l’evoluzione della performance rispettivamente senza cap e con cap.
I certificati a capitale protetto con partecipazione ed i certificati a capitale protetto con cedola sono tutto sommato molto simili quando si tratta di ricevere un rimborso minimo rispetto a quanto investito. Nonostante tutto, vi sono alcune differenze che possiamo approfondire in base alla strategia di investimento ed alla pianificazione del flusso di cassa.
Pregi:
Difetti:
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Difetti:
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