Gli ETF (Exchange Traded Funds) sono fondi o SICAV negoziabili in Borsa come altri titoli. L’obiettivo è quello di replicare l’andamento di un determinato sottostante tra cui indici azionari, obbligazionari, materie prime e molto altro.
Negli stati uniti sono adottati dagli anni ’90 e dal 2002 hanno iniziato a coinvolgere anche il mercato italiano. L’incremento sia dei volumi che delle masse in gestione testimonia la continua espansione di tale prodotto.
Le caratteristiche principali degli ETF sono le seguenti:
Negli ETF ad accumulazione si possono re-investire subito i proventi senza neanche distribuirli, aumentando l’efficienza fiscale. In quelli a distribuzione è possibile ottenere proventi ed orientarsi quindi verso un portafoglio income.
La determinazione del prezzo può derivare dal Nav (net asset value), determinata in base al prezzo di chiusura delle attività sottostanti, o quella derivante dall’attività di mercato. I prezzi ovviamente coincidono quasi perfettamente.
Vediamo le modalità di replica disponibili:
Replica totale | Campionamento | Sintetica (swap) | |
Descrizione | Indice replicato completamente | Indice ottimizzato | Replica mediante derivati |
Attività Sottostante | Equity/Obbligazioni | Equity/Obbligazioni | Equity/Obbligazioni, Materie Prime, Currencies, Mercato Monetario (EONIA, ecc.), Indici a Leva |
Caratteristiche del Sottostante | Liquidità elevata | Bassa liquidità | Nessun vincolo particolare, replicabili tutte le attività |
Numerosità componenti sottostante | Bassa | Alta | Nessun vincolo particolare, replicabili tutte le attività |
Esempio sottostante | SP500 | MSCI ACWI | Tutti gli indici e attività particolari, inclusa leva |
Gli ETF sono protetti dal rischio emittente ma purtroppo non possono compensare eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale. Altri strumenti “simili” per dicitura sono in grado di farlo, ma ricordiamo che soltanto gli ETF (con la “f” finale) proteggono dal rischio emittente in quanto altri strumenti finanziari simili anche se simili per assonanza non sono SICAV.
I proventi degli ETF sono tassati con aliquota dal 12,5% al 26%, (seguono il sottostante di riferimento, per cui 12,5% per i titoli di stato e le obbligazioni sovranazionali, 26% per tutte le altre attività). Lo stesso si applica per la vendita in plusvalenza.
In caso di attività sottostanti con tassazioni diverse, saranno visibili due voci rappresentanti le ritenute armonizzate con aliquote diverse.
Esistono numerosissime attività di riferimento, consultabili tramite numerosi Strumenti di Ricerca presenti in rete. Si può diversificare geograficamente, per tipologia di industria o altri criteri, come ad esempio ESG.
Non vi sono controindicazioni particolari se la massa gestita è almeno superiore a 100mln ed il paniere è ben diversificato, tuttavia è necessario conoscere bene le rotazioni settoriali, altrimenti è molto facile entrare in periodi particolarmente sfavorevoli per un comparto.
I prodotti specializzati presentano costi di gestione superiori, se si intende costruire un portafoglio di etf settoriali, il cui rendimento atteso è la media di tutti quanti, comprare prodotti meno specializzati ma con commissioni inferiori potrebbe rendere meno costoso il portafoglio.
Gli etf tematici sono degli etf ancora più specializzati di quelli settoriali ed intendono cavalcare un trend particolarmente attuale, acquistando titoli particolarmente esposti. Occorre prestare particolare attenzione ed è appositamente presente un articolo dedicato sugli Etf Tematici. Tuttavia, riassumendo:
Recentemente, sono stati lanciati degli ETF Obbligazionari a Scadenza che vengono rimborsati ad una determinata data di scadenza con sottostante obbligazionario. L’obiettivo di questi prodotti è di sormontare il problema tipico di un ETF obbligazionario, ovvero l’impossibilità di garantire un flusso di cassa ad una data di scadenza prestabilita, al pari di come si farebbe con le obbligazioni singole.
Costruendo un paniere di obbligazioni che scadono nello stesso anno in una data molto vicina, è stato possibile costruire prodotti con una scadenza identica ad una singola obbligazione, le cui cedole possono essere distribuite durante il ciclo di vita del prodotto o alla sua scadenza.
Utilizzare ETF anziché investimenti diretti per investire all’estero, non rimuove il rischio cambio, salvo l’utilizzo di un ETF apposito a copertura valutaria.
Sicuramente, a seconda di come si muove il cambio, è possibile sia beneficiarne che perderci, ma è bene fare alcune considerazioni:
I costi di gestione molto bassi sono fondamentali non solo quando i mercati sono in rialzo e la gestione attiva non riesce a sovra performare (anche a fronte di spese più alte), ma soprattutto in fase di mercato laterale dove una gestione attiva può in certi casi arrivare ad erodere il patrimonio.
Il T.E.R. (total expense ratio) è la dicitura spesso più utilizzata per esporre i costi, sebbene non sia una dicitura completa al 100%
Per avere un’idea più chiara, si possono consultare nel KID i costi correnti.
Il T.C.O. rappresenta invece il costo totale di possesso, purtroppo non esistono definizioni standard in accordo con l’Unione Europea (a differenza delle due voci precedenti) e quindi è difficile determinare a quanto realmente ammonta.
Si consiglia di acquistare ETF con una buona massa gestita e che hanno già raccolto una quantità considerevole di interesse (e di denaro, soprattutto), in quanto gli ETF che non raccolgono capitali a sufficienza vengono liquidati.
Dover liquidare anticipatamente un prodotto, pone ovviamente degli svantaggi di carattere fiscale, in quanto si venderà ad un prezzo di carico eventualmente superiore o inferiore a quello di acquisto, questo può portare alla realizzazione di minusvalenze in momenti in cui non si dispongono di strumenti con cui compensarle, oppure costringere a pagare la ritenuta del 26% su eventuali guadagni anche a fronte di perdite precedenti, in quanto i guadagni degli ETF non sono compensabili con le minus in portafoglio.
In generale, si consiglia di scegliere un prodotto con AUM (massa gestita) minima di 100 milioni.