Cosa sono i Certificates e Come funzionano

In questo articolo dedicato ai Certificati di Investimento, approfondiremo Cosa sono i Certificates e Come funzionano.

I Certificates (o Certificati di investimento o investment certificates) sono derivati cartolarizzati emessi dalle banche che replicano in modo passivo l’andamento di un’azione, di un basket di azioni, di un indice finanziario, di una valuta, di una materia prima o di un tasso di interesse.

In qualità di derivati cartolarizzati, essi incorporano una o più opzioni.

Tuttavia, prima di sapere cosa sono i certificates, dobbiamo introdurre un nuovo termine ovvero la cartolarizzazione. La cartolarizzazione è una tecnica finanziaria progettata per trasformare strumenti finanziari non trasferibili in altri strumenti finanziari trasferibili, quindi negoziabili e quindi liquidi.

Il loro valore dipende (deriva) da ciò che succede ad un altro strumento finanziario detto sottostante che può essere rappresentato da:

  • Azioni singole
  • Panieri di azioni (basket)
  • Tassi di interesse
  • Indici di investimento
  • Materie prime
  • Tassi di cambio.

Per tutelare al meglio l’investitore, in questo articolo tratteremo solo gli “Investment Certificates”, se si è interessati ai certificati a leva e quindi con profilo di rischio molto elevato consultate l’apposita sezione dedicata ai Certificates a leva.

Per ulteriori informazioni, la disciplina completa sulle tipologie di certificati di investimento è gestita da ACEPI (Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento).

Perché investire in Certificates?

Nell’ultimo periodo, l’intensa attività di divulgazione finanziaria nella rete ha consentito di mostrare in maniera completa tutte le opportunità di investimento di questi strumenti la cui comprensione è stata spesso difficile e relegata esclusivamente agli addetti del settore, con potenziali conflitti di interesse presenti nei confronti dei clienti.

  • I certificati possono, a seconda del prodotto scelto, distribuire delle cedole altamente efficienti a livello fiscale in quanto in grado (a differenza di dividendi e cedole da obbligazioni) di compensare le minus presenti in portafoglio, essendo considerati come “redditi diversi”. In assenza di minus, la tassazione rispecchia il classico 26% che tutti conosciamo.
  • Anche la plusvalenza derivante dalla vendita di un certificato ad un prezzo maggiore di quello acquistato, subisce lo stesso trattamento fiscale: tassazione al 26% in assenza di minus, compensazione delle minus se invece sono presenti.

Quanto rendono i Certificates?

  • Se si tratta di prodotti che tracciano l’andamento diretto di un sottostante, si terrà conto della presenza di fattori di leva, Cap ad eventuali guadagni o coefficienti relativi alla partecipazione a rialzi o ribassi.
  • Se si tratta di prodotti costruiti sull’andamento di un sottostante, ma emessi e rimborsati a valore nominale il rendimento è dato dalla cedola, la quale a sua volta dipende sensibilmente dalla volatilità dei sottostanti e dalla struttura più o meno difensiva del prodotto. Si può partire da un 4% per quelli a capitale protetto, fino ad arrivare oltre il 20% per sottostanti particolarmente volatili.

Esistono una quantità elevatissima di certificati, ma in generale, i meccanismi di funzionamento sono principalmente 2 che vedremo di seguito.

Tracker: prodotto con l’intenzione di tracciare l’andamento in maniera identica rispetto un determinato sottostante, proprio come si comporterebbe un ETF, ma con il beneficio di poter compensare le minusvalenze in portafoglio, qualora vendendo in positivo si realizzasse un guadagno (cosa non possibile con un ETF).

Recupero Minusvalenze con Certificati

Se si intende recuperare minusvalenze con Certificati, si utilizzano solitamente i Cash Collect.

Occorre tuttavia a esporsi a prodotti con premi percentuali molto alti e quindi molto rischiosi rispetto al proprio profilo di investimento, in quanto, se si negoziano prodotti con rendimenti attesi inferiori e bassa efficienza fiscale, come ad esempio Fondi, è molto importante che il certificato abbia una struttura difensiva e non rischi di generare ulteriori minusvalenze.

Certificati Cash Collect

Rappresentano l’offerta più ampia ed articolata disponibile sul mercato, motivo per cui ci focalizzeremo principalmente su questa tipologia, i prodotti approfonditi sono visionabili alla seguente pagina.

  • Permettono di ricevere dei premi (cedole), prendendosi il rischio di essere esposti a determinate attività finanziarie sottostanti.
  • Il certificato viene solitamente emesso ad prezzo nominale (solitamente di 100 o di 1000), si percepiscono le cedole durante la durata del prodotto ed alla scadenza si viene rimborsati ad un valore nominale simile a quello di emissione (potrebbe essere lievemente superiore come ad esempio 101 o 1010, questo per incentivare l’investitore a tenere il prodotto fino a scadenza).

Cosa succede quando scade un Certificate Cash Collect?

Mentre per i Tracker il funzionamento risulta abbastanza chiaro, è necessario sottolineare che per i Cash Collect esistono delle regole molto rigide che regolano la distribuzione delle cedole e la politica del rimborso del certificato.

Potrebbe quindi non avvenire il pagamento della cedola e potrebbe non essere garantito il rimborso del certificato a valore nominale, con conseguente perdita completa o parziale del capitale investito. Ciò avviene in quanto la maggior parte dei Cash Collect sono regolati solitamente da due barriere:

  • Barriera cedole: se l’attività finanziaria sottostante si deprezza sotto un determinato limite percentuale, le cedole non vengono pagate. Alcuni certificati dispongono però dell’effetto memoria, ovvero la capacità di “ricordarsi” delle cedole non pagate e di restituirle, durante la vita del prodotto o la scadenza, a patto che si sia rientrati nel livello di barriera.
  • Barriera capitale: se l’attività finanziari sottostante si deprezza sotto un determinato limite percentuale, può venir meno il rimborso del certificato a valore nominale. In questo caso, di norma, il capitale che si riceve è simile alla performance dell’attività sottostante (nel caso il prodotto stia tracciando una sola azione od un solo indice). Se è presente più di un sottostante (paniere di azioni o indici), la performance restituita dal certificato corrisponde alla performance peggiore del sottostante.

Cash Collect Worst of su Paniere di Azioni

In particolare a quanto appena detto, sono presenti dei certificati Cash Collect su paniere di azioni denominati “Worst of” e sono specializzati nel pagare cedole molto alte, a fronte della presenza interna di un paniere composto da numerosi sottostanti.

  • Come da traduzione, “Worst of” lascia comprendere senza troppi dubbi che l’attività con la performance peggiore nel certificato, in caso di raggiungimento della barriera, corrisponderà alla performance del certificato stesso alla data di rimborso, con conseguente perdita totale o parziale del capitale investito.
  • Può quindi capitare che, nonostante gran parte dei sottostanti presente nel paniere siano andati a gonfie vele, una singola azione sia andata parecchio male ed il prezzo del certificato si attesti alla sua performance, compromettendo quindi la performance positiva del basket restante.

Cash Collect su Indici

Che si tratti di singolo sottostante o paniere (Worst-of), uno strumento costruito su Indice anziché Titoli, offre sicuramente una struttura più difensiva, a costo però di rendimenti attesi inferiori.

Tuttavia, in caso di evento barriera, è plausibilmente molto più facile affiancare uno strumento (Tracker, o ETC o Certificate di nuova emissione) sul medesimo indice ed ottenere un recupero sul prezzo, piuttosto di un Titolo azionario proveniente da Paniere di Azioni, che potrebbe potenzialmente fallire.

Certificates su Sottostante Obbligazionario

Nell’ultimo periodo, sono disponibili anche dei Certificati su Sottostante Obbligazionario che offrono una struttura di pagamento più articolata e simile a quella di un vero e proprio certificato su altri tipi di panieri già conosciuti, come ad esempio azioni o indici.

I certificati possono essere rivenduti nel mercato secondario prima di scadenza?

I certificati vendibili nel mercato secondario prima della scadenza, tuttavia è bene ricordare che, pur essendo emessi ad un prezzo nominale (ad esempio 100), se l’attività finanziaria tracciata sta performando in maniera particolarmente positiva o negativa, il mercato quoterà il certificato a valore anche decisamente superiore o inferiore a 100 (difficilmente qualcuno vorrà un certificato che ha raggiunto la barriera, ma allo stesso tempo, potrebbero voler sborsare fior di quattrini per un prodotto che sta andando a gonfie vele).

  • Se vi è quindi un certificato particolarmente andato bene o andato male, nel mercato secondario sarà possibile rivenderlo in qualsiasi momento (anche qui, eventuali plusvalenze sono fiscalmente efficienti).
  • Riassumendo, se si decide di operare sul mercato secondario e calcolo la cedola sul prezzo di mercato anziché sul valore nominale, è subito chiaro che verrò remunerato di più per un prodotto che è sotto stress (una cedola del 10% annuo su un prezzo di mercato pari a 80 è come se fosse del 12,5%), mentre un prodotto che sta andando molto bene remunera chiaramente di meno (una cedola del 10% annuo su un prezzo di mercato pari a 110 è pari a un 9%)

Cash Collect con opzione Callable

Alcune emissioni, presentano l’opzione Callable, questa è la facoltà di monitorare in dei periodi prestabiliti i prezzi delle attività finanziarie sottostanti e di rimborsare il certificato anticipatamente a valore nominale (o leggermente superiore), qualora le attività finanziarie sottostanti si siano apprezzate di molto rispetto prezzo di fixing (prezzi iniziali delle attività sottostanti al momento dell’emissione del certificato). Solitamente è necessario che l’intero paniere sia sopra al “livello di osservazione” e quindi l’eventualità che questo accada è abbastanza inferiore rispetto a quanto possa sembrare.

Nell’ultimo periodo, alcuni emittenti usano l’opzione “Soft-Callable“, nella quale l’emittente potrebbe anche decidere di non rimborsare anticipatamente il prodotto nonostante vi siano i presupposti per farlo.

Cash Collect con effetto Airbag

Alcuni prodotti, nel caso in cui vadano sotto la barriera capitale e con conseguente rimborso corrispondente alla performance della peggiore attività del sottostante, subiscono un effetto “airbag”.

In pratica, la cifra di rimborso viene moltiplicata per un coefficiente denominato “airbag” che aumenta leggermente l’importo del rimborso, a patto di avere pazienza di tenere il prodotto a scadenza e non venderlo prima sul mercato secondario. Urge sempre ricordare tuttavia che il mercato è solitamente in grado di incorporare tutte le informazioni pubblicamente disponibili nel prezzo e che quindi anche il prezzo offerto nel mercato secondario potrebbe già tenere conto positivamente di questa caratteristica del prodotto stesso.

Attenzione ai “Maxi Cedola”

Alcuni prodotti prevedono il pagamento di cedola molto importante (anche 15 euro su un valore nominale di 100!) poco dopo avvenuta l’emissione: Questo è un meccanismo studiato per aiutare gli investitori a recuperare delle Minus che stanno per scadere a breve. Occorre ricordarsi che un certificato che paga 15 euro subisce un deprezzamento istantaneo di 15 euro e che ci ritroveremo istantaneamente con un certificato in portafoglio che quota 85 invece di 100. Se era nostra intenzione solamente non far scadere le minus, possiamo anche rivendere istantaneamente e generare una nuova minus quasi identica a quella appena compensata (lievemente superiore a causa dei costi) ma che scadrà tra 4 anni. Altrimenti possiamo attendere il rimborso del certificato a valore nominale ed eventuale pagamento di ulteriori cedole più piccole. Attenzione ad acquistare certificati che hanno già pagato la maxicedola poichè il premio è calcolato includendo anche la maxicedola, il rendimento atteso va quindi ricalcolato tenendo conto di eventuali cedole successive di importo più piccolo, prezzo di mercato del certificato e valore di rimborso alla data di scadenza.

Certificati Bonus Cap

I Certificati Bonus Cap permettono all’investitore la possibilità di ottenere a scadenza un bonus, il quale viene corrisposto rimborsando il certificato ad un prezzo superiore a quello di acquisto.

Non è quindi prevista solitamente la distribuzione di proventi durante il ciclo di vita del prodotto, pur restando (la struttura) simile a quella di un Cash Collect, ovvero la presenza di un paniere e relativo fixing ed osservazione dei livelli di prezzo, che determinano condizioni di potenziale protezione o perdita del capitale investito.

Occorre precisare che, siccome il ciclo di vita del prodotto è solitamente breve, la barriera capitale non viene osservata solamente a scadenza, ma in maniera continua il fine di incrementare il rendimento percentuale. Ciò significa che, se anche per un solo giorno di negoziazione uno dei Titoli del paniere quoterà ad un prezzo inferiore alla barriera, la performance del certificato si fisserà alla performance del sottostante peggiore, anche se si arriva a data di scadenza con rientro in barriera.

Come funzionano i Certificati a capitale protetto?

certificati a capitale protetto sono strumenti che offrono la possibilità di investire in attività finanziarie garantendo la tutela del capitale investito, se sottoscritti durante la fase di collocamento e detenuti fino al rimborso dello strumento. L’effetto è similmente ottenibile anche acquistandoli sul mercato secondario ad un prezzo inferiore o pari al prezzo minimo di rimborso (solitamente pari a 100), in quanto siamo in grado di definire le performances minime ottenibili a scadenza.

Possono permettere di guadagnare principalmente attraverso due meccanismi:

  • Pagamento di cedole (possono essere anche qui condizionate), solitamente costruiti su Euribor o Indici Azionari (Certificati a Capitale 100% protetto su tassi interbancari: Euribor® vs Indici Azionari)
  • Partecipazione all’attività finanziaria sottostante con cap con rimborso minimo (Certificati a capitale protetto con partecipazione). Se il guadagno viene fatto partecipando all’andamento del sottostante, ma viene garantito comunque il capitale, è chiaro che la partecipazione ad una eventuale crescita del sottostante non sarà pari ad acquistare il sottostante stesso, ma leggeremente inferiore (da qui “cap” ovvero capped). In soldoni, se ci permettono di non perdere il capitale esponendoci al sottostante, allo stesso tempo non saremo in grado di beneficiare del rialzo completo qualora le cose andassero bene. Ciò è del tutto normale e deriva dal rapporto rischio rendimento. (Se volessimo guadagnare tanto quanto come il sottostante stesso, nessuno ci offrirebbe la protezione del capitale).

Attenzione in quanto esistono anche prodotti la cui protezione del capitale è parziale e non completa (condizionatamente protetto). Urge quindi ricordare che il capitale è protetto al 100% solo se espressamente indicato e che il mercato secondario, pur permettendo la vendita, potrebbe prezzare valori più bassi rispetto a quelli di rimborso minimo a scadenza. Ricordiamo anche qui il rischio emittente che può compromettere la sicurezza del prodotto.

Se un investitore si espone su prodotti a capitale protetto e ritiene di poter investire una buona parte del proprio portafoglio su questi prodotti (grazie alla protezione del capitale), è bene che non scelga una sola banca, preferendo diversificazione su diversi prodotti e banche per proteggersi da (remoti ma comunque possibili) fallimenti di un determinato emittente.

Come gestire le Perdite derivanti dai Certificati di investimento

La gestione delle perdite derivanti dai certificati di investimento richiede un approccio particolare, in quanto la struttura del prodotto e la rischiosità rende la storia “differente” a seconda di ogni caso, in quanto non è detto che una struttura con sottostante che offre un rendimento molto alto possa essere adatta a recuperare la perdita semplicemente ri-comprando lo stesso paniere con un certificato di nuova emissione.

Alcuni spunti, oltre all’articolo dedicato, possono essere i seguenti:

  • Analisi dell’origine della perdita: è dovuta a fluttuazioni di mercato, cattive decisioni di investimento, o altri fattori (struttura non sufficientemente difensiva) ?
  • Revisione della strategia di investimento: occorre riconsiderare la strategia di investimento alla luce delle perdite subite, potrebbe essere necessario apportare modifiche alla propria allocazione di asset o al profilo di rischio.
  • Diversificazione del portafoglio: la diversificazione, come in qualsiasi investimento, può ridurre il rischio complessivo del portafoglio distribuendo gli investimenti su vari asset e settori.
  • Considerazione della vendita: malgrado la perdita di capitale, potrebbe essere il momento di vendere gli investimenti che stanno causando perdite, soprattutto se le prospettive future sono sfavorevoli.
  • Reinvestimento o liquidazione: decidere se si intende reinvestire le risorse provenienti dalla vendita degli investimenti o se si preferisce liquidare parte del portafoglio per ridurre il rischio complessivo.

Quali sono i Rischi dei Certificates?

A fronte però dei numerosi pregi, bisogna confrontarsi con determinate caratteristiche che possono penalizzare l’investimento in certificati:

  • Differenza (spread denaro/lettera) tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Questo determina, già incorporato nel prezzo, le commissioni alle quali è necessario sottostare nell’acquisto o nella vendita dello strumento finanziario (escluse ovviamente le commissioni applicate dalla nostra banca/broker per acquistare lo strumento).
  • Eventuali commissioni di gestione durante la fase di detenzione del prodotto che possono deprezzare lo strumento
  • Rischio emittente. Essendo il certificato emesso da una banca, pur “imitando” una determinata attività finanziaria, in caso di fallimento della banca, l’impegno di corrispondere quanto dovuto da parte della banca potrebbe venir meno, questo porta al rischio di perdere il proprio denaro anche se l’attività sottostante resta intatta.
  • Rischi specifici derivanti dal funzionamento del prodotto stesso o peggio ancora dalla mancata comprensione del suo funzionamento