Investimenti Sicuri al 4% Netto: Quali Opportunità ci sono?

Con dei Tassi di interesse ormai abbastanza sostenuti, vi sono numerose possibilità per ottenere degli Investimenti Sicuri al 4% Netto, a patto di comprendere accuratamente il contesto macroeconomico attuale e la vera definizione del termine “investimento sicuro”.

Per prima cosa, cominciamo a capire il vero significato di investimento sicuro:

  • Un investimento sicuro, deve permettere all’investitore di ricevere un importo mai inferiore a quello investito. Questo si traduce, nell’acquisto di uno strumento finanziario, in un importo di restituzione mai inferiore a quello nominale.
  • Che si tratti quindi di BOT, Obbligazioni, Buoni fruttiferi postali o Certificates, dobbiamo avere cura che ci sia garantita la restituzione minima del valore nominale.

Acquisto in fase di Collocamento o nel Mercato secondario?

Occorre fare due distinzioni in base a come si acquistano gli strumenti:

  • Se si acquista uno strumento in fase di collocamento, ipotizzando un prezzo di acquisto pari a 100, il valore minimo di restituzione deve essere almeno pari a 100.
  • La stessa cosa vale per l’acquisto nel mercato secondario. Tuttavia, è bene ricordare che nel mercato secondario è possibile che il prodotto abbia un prezzo superiore al valore nominale, quindi, per ridurre al minimo le perdite, il prezzo di acquisto deve essere pari o inferiore al prezzo nominale.

Garanzia del rendimento ed aspetti inflazionistici

Dopo aver determinato che degli investimenti sicuri devono almeno restituire il capitale inizialmente investito, è bene ricordare alcuni aspetti che potrebbero comunque far perdere potere d’acquisto al denaro in termini reali per via dell’inflazione o per via di rendimenti percentuali che vengono garantiti solo sotto determinate condizioni.

Rischio da Cedole e Rendimenti condizionati

  • Pur essendo garantita la restituzione del capitale investito (se acquistato per valore pari o inferiore al valore nominale), il flusso cedolare o importi aggiuntivi pagati a scadenza potrebbero essere pagati solamente sotto determinate condizioni.
  • Potrebbe quindi capitare che, degli ipotetici “Investimenti Sicuri al 4% Netto” non diano realmente il 4% netto se non ci sono le condizioni fissate per pagare il flusso cedolare o garantire un rendimento aggiuntivo a scadenza: questo si traduce, se l’investimento è a capitale protetto, in una restituzione del capitale inizialmente investito ma non rivalutato secondo il rendimento “promesso” inizialmente.

Rischio da Inflazione

Anche con rendimento nominale positivo, il rischio inflazione potrebbe comunque diminuire reale. Per avere un’idea, è sufficiente sottrarre al rendimento annualizzato l’inflazione annualizzata.

  • Ovviamente la rivalutazione del capitale è sempre un aspetto positivo, anche con inflazione molto alta che potrebbe rendere il rendimento reale negativo.
  • Tuttavia, in caso di inflazione elevata, l’investitore potrebbe valutare nuovamente (previa consulenza con soggetti abilitati) il proprio profilo di rischio e spingersi verso asset con rendimenti nominali attesi superiori, al fine di contrastare l’inflazione in modo più proficuo.

Garanzia del Rimborso del Capitale: il Rischio Emittente

Pur sembrando un controsenso, un investimento sicuro (a capitale protetto), non è mai realmente protetto se l’emittente fallisce, che si tratti di uno Stato o di una società privata.

  • Il rating creditizio permette di avere un’idea chiara sulla solidità finanziaria ed è un fattore che approfondiremo attentamente nei paragrafi successivi.
  • Inoltre, è buona norma approfondire attentamente se ci sono dei meccanismi per salvaguardare l’emittente in caso di fallimento o dei fondi di garanzia destinati agli investitori.

Come i Tassi di interesse influiscono sul rendimento atteso

Come anticipato, i Tassi di interesse sono una componente fondamentale, anche in un investimento garantito in quanto incrementano il rendimento atteso anche di emittenti con solidità finanziaria elevata e modificano quanto sia “conveniente” allargare o diminuire l’orizzonte dell’investimento temporale.

  • Poiché il rendimento atteso da un determinato Titolo di debito incorpora sia il rischio creditizio dell’emittente che il costo del denaro (che è appunto determinato dalle banche centrali), in un periodo con tassi elevati è più facile trovare emittenti “sicuri” con un buon rendimento, in quanto gran parte del rendimento atteso è data dal tasso base e non dal rendimento del rischio creditizio stesso.
  • Allo stesso modo, ciò incrementa anche il rendimento atteso di Titoli di debito emessi da emittenti con basso rating creditizio. Inoltre, poiché una politica monetaria restrittiva mette ulteriormente in difficoltà aziende che versano già in cattive acque, ciò ha ulteriormente effetto anche sull’incremento della componente di rendimento derivante dal rischio default dell’emittente.

Quale orizzonte temporale di investimento? Come si evolve il rendimento?

  • Maggiore è l’orizzonte temporale dell’investimento (e quindi la somma “bloccata”), maggiore è la sensibilità al taglio dei tassi. In altre parole, con tassi elevati, è conveniente, se il proprio profilo di rischio lo consente, prediligere orizzonti temporali più lunghi, in quanto uno scenario futuro di tassi più bassi porta ad un guadagno in conto capitale (a seguito di una discesa dei rendimenti obbligazionari).
  • Similmente, con i tassi bassi sarebbe più conveniente prediligere strumenti a breve scadenza.

La duration dell’investimento non deve tuttavia tradursi in un investimento con orizzonti temporali estremi, in quanto la possibilità di ricevere indietro il denaro diminuisce statisticamente a seguito del rischio emittente di cui ci si fa carico per più tempo.

Curva dei rendimenti in relazione al Rating emittente

Riagganciandoci a quanto detto prima, è molto probabile che i rendimenti attesi in relazione alla duration, se si parla dello stesso emittente, cambino sensibilmente in base al loro rating creditizio.

  • Un emittente molto affidabile avrà un rendimento a breve termine simile al costo della liquidità sommato ad un ulteriore percentuale di premio per il rischio, mentre sul lungo termine il rendimento sarà inferiore, in quanto è già prezzato (almeno in questa fase economica) il futuro taglio dei tassi. Il rating emittente, in questo caso, non influisce sensibilmente.
  • Un emittente poco affidabile avrà un rendimento a breve termine simile al costo della liquidità sommato ad un ulteriore percentuale di premio per il rischio, mentre sul lungo termine il rendimento non diminuirà molto tanto quanto un titolo molto affidabile, in quanto è vero che il taglio dei tassi dovrebbe essere già prezzato, ma il rischio emittente impatta in maniera molto più sensibile sul lungo termine se il titolo è meno affidabile.

Attenzione ai Criteri di ottenimento del Rendimento cedolare

  • Se il rendimento cedolare (o comunque rivalutazione del capitale) non viene effettuata seguendo un tasso fisso (bensi variabile/cedole condizionate o semplicemente il titolo viene rimborsato anticipatamente), è ovvio che, oltre a rinunciare al rendimento cedolare promesso, si perde anche la possibilità di vedere il titolo guadagnare di prezzo un un ipotetico taglio dei tassi e discesa dei rendimenti.
  • Ovviamente in un investimento sicuro lo scopo è quello di proteggere il capitale a scadenza, ma in caso di apprezzamento sul mercato secondario, qualche investitore potrebbe voler consolidare il guadagno, è bene quindi conoscere questa dinamica.

Perché proprio il 4%?

La soglia del 4% è ad oggi una soglia facilmente ottenibile in quanto, se fino a pochi anni fa gran parte del rendimento era costituito dal rischio emittente, ad oggi una buona parte è attribuibile al costo del denaro stesso, rendendo di fatto più semplice trovare investimenti che permettano la protezione del capitale.

Strumenti disponibili

Detto ciò, quali strumenti possono essere utilizzati per poter ottenere investimenti Sicuri al 4% Netto?

  • Ricordiamo che non soltanto le obbligazioni sono Titoli di debito, ma anche i Certificates, per cui valgono le stesse considerazioni sul rischio emittente.
  • In seguito, sono stati immessi nel mercato anche ETF obbligazionari a scadenza. In questo caso, il rischio emittente si riferisce alle obbligazioni interne (che sono comunque molto diversificate) e non al fallimento dell’emittente del ETF (avvenimento nel quale il capitale è protetto, in quanto gli asset ed i capitali della società sono contenuti in entità patrimoniali distinte).

Titoli di Stato Nazionali ed Esteri

I titoli di stato, sia del nostro paese che esteri, godono di tassazione agevolata al 12,5% e consentono quindi di ottenere un ottimo rendimento cedolare a fronte di una tassazione ridotta.

Per approfondimenti, ecco la pagina dedicata:

Per chi è interessato a ottenere maggior esposizione ai tassi è sufficiente incrementare la duration dell’investimento:

Obbligazioni a Tasso variabile

  • Per chi fosse disposto a rinunciare al rendimento fisso, è inoltre disponibile l’Obbligazione CDP 5% emessa da Cassa Depositi e prestiti (scadenza 2029). Si ricorda comunque che il 5% è lordo e, negli anni successivi, il rendimento è variabile e potrebbe essere inferiore.

F.A.Q. Titoli di Stato Nazionali ed Esteri

  • Che tasse si pagano sulle cedole? La tassazione ammonta al 12,5%, trattandosi di obbligazioni governative, anche per le obbligazioni Cassa Depositi e Prestiti.
  • Le cedole possono compensare le minusvalenze? No, gli unici prodotti i cui “proventi” possono compensare le minusvalenze sono i Certificates.
  • A quanto ammonta la tassazione sul guadagno da Capital Gain? La tassazione ammonta al 12,5%, anche per le obbligazioni Cassa Depositi e Prestiti.
  • Il Capital Gain compensa le minusvalenze? Si, ma a differenza delle obbligazioni corporate, dove il capital gain compensa interamente, i Titoli di Stato (anche esteri) compensano solo il 48,08% dei guadagni, anche per le obbligazioni Cassa Depositi e Prestiti. A fronte quindi di una vendita in guadagno di 100 euro, solo 48,08 euro compenseranno le minus nello zainetto fiscale. Attenzione alle obbligazioni Zero Coupon in quanto non compensano le minus.
  • Altre imposte? Come tutti gli strumenti finanziari, è prevista l’imposta di bollo su titoli e depositi (annuale, pari allo 0,2% del controvalore dell’investimento).

Obbligazioni Corporate

Per quanto riguarda le obbligazioni corporate, la tassazione in Italia è del 26% e questo potrebbe essere leggermente penalizzante, ma il rendimento del 4% fisso è sempre facilmente ottenibile.

Obbligazioni corporate a Tasso variabile o a Rimborso anticipato

Se si è disposti a rinunciare al tasso fisso del 4% per prendere inizialmente un tasso superiore e poi uno variabile, oppure acquistare prodotti con possibile rimborso anticipato del valore nominale, vi sono attualmente numerose obbligazioni, incluse corporate bancarie.

Obbligazioni bancarie

Appartenenti alla categoria delle obbligazioni corporate, diversi istituti di credito emettono Obbligazioni Bancarie, denominate sia in Euro che in Dollari. Anche in questo caso, occorre valutare se è presente tasso futuro variabile o potenziale rimborso anticipato.

Documentazione utile:

F.A.Q. Obbligazioni Corporate

  • Quante tasse si pagano sulle cedole? La tassazione ammonta al 26%.
  • Le cedole compensano le minusvalenze? No, gli unici prodotti i cui “proventi” possono compensare le minusvalenze sono i Certificates.
  • A quanto ammonta la tassazione da Capital Gain? La tassazione è del 26%, sempre per il motivo precedente (si parla di obbligazioni corporate)
  • Il Capital Gain compensa le minusvalenze? Si, come tutte le obbligazioni corporate, il capital gain compensa interamente (non confondersi con i Titoli di Stato che, pur avendo tassazione agevolata compensano solo il 48,08% dei guadagni). Attenzione alle obbligazioni Zero Coupon in quanto non compensano le minus.
  • Altre imposte? Come tutti gli strumenti finanziari, è prevista l’imposta di bollo su titoli e depositi (annuale, pari allo 0,2% del controvalore dell’investimento).

Consigliato: Obbligazioni per recuperare minusvalenze.

ETF obbligazionari a scadenza

Gli Etf obbligazionari a scadenza sono stati lanciati da poco ma hanno preso piede molto velocemente in quanto permettono di sapere la data di liquidazione dell’intero etf e del successivo rimborso (nel mentre si percepiscono delle cedole o si re investono, a seconda del prodotto).

I prodotti sono tutti quotati in euro ma alcuni hanno sottostante in dollari, con possibilità quindi di esporsi al cambio. Purtroppo ad oggi esistono solo sottostanti obbligazionari di tipo corporate, con conseguente tassazione al 26%.


Utilizzo Proventi
Valuta indiceT.E.R.AUM (mln)Scadenza
IE000SIZJ2B2Distribuzione TrimestraleEUR0,12%272026
IE000264WWY0Distribuzione TrimestraleEUR0,12%302028
IE0007UPSEA3Distribuzione TrimestraleUSD0,12%202026
IE0000VITHT2Distribuzione TrimestraleUSD0,12%202028
IE000BWITBP9AccumulazioneUSD0,12%<1mln2026
IE0000UJ3480AccumulazioneUSD0,12%<1mln2028
Tabella ISIN e relative caratteristiche prodotti.

L’argomento è comunque molto esteso e si consiglia quindi di informarsi attentamente:

F.A.Q. ETF obbligazionari a scadenza

  • Che tassazione subisce il prodotto? le obbligazioni corporate vengono (purtroppo) tassate al 26% anziché al 12,5% per i titoli emessi dagli enti governativi, sia su cedole che su capital gain.
  • Non è purtroppo possibile usare nessun tipo di guadagno derivante da questo prodotto (cedole/guadagno in conto capitale) per compensare altre minusvalenze.

Certificati a Capitale Protetto

I certificati a capitale protetto con cedola consentono di ricevere cedole e rimborso a scadenza del valore nominale, attenzione tuttavia a come vengono distribuite le cedole se sono condizionate (ad esempio in base al prezzo del sottostante o ad altri parametri come ad esempio Euribor) in quanto il rendimento atteso può diminuire (pur non comportando perdita di denaro).

F.A.Q. Certificati a Capitale Protetto

  • Che tasse si pagano sulle cedole (o proventi) dei certificates? La tassazione ammonta al 26%.
  • I proventi possono compensare le minusvalenze? Si, possono compensare tutte le minusvalenze presenti nello Zainetto Fiscale.
  • A quanto ammonta la tassazione sul guadagno da Capital Gain? La tassazione ammonta al 26%.
  • Il Capital Gain riesce a compensare le minusvalenze? Si, come tutti i prodotti che generano “redditi diversi”.
  • Altre imposte? Come tutti gli strumenti finanziari, è prevista l’imposta di bollo su titoli e depositi (annuale, pari allo 0,2% del controvalore dell’investimento).

Consigliato: 

Risparmio postale vs Conto deposito

Purtroppo, ad oggi, il risparmio postale non consente di ottenere rendimenti pari al 4% netto, anche a fronte somme vincolate ed è spesso conveniente optare per un conto deposito:

Inoltre, sempre parlando di risparmio postale, anche i buoni fruttiferi postali non sembrano avere un ritorno sufficiente a quanto prestabilito.

F.A.Q. Risparmio postale e Conto Deposito

  • Che tassazione si applica sugli interessi da risparmio postale? Si applica 26% di tassazione.
  • L’imposta di bollo dello 0,2% annuo del controvalore investito è dovuta anche nei conti deposito e nel risparmio postale? Si, a seguito della modifica normativa.

Modifica normativa (fonte: Poste Italiane)

La Legge n. 147 del 27 dicembre 2013 (c.d. “Legge di stabilità 2014”) ha introdotto le seguenti modifiche riguardo all’applicazione dell’imposta di bollo sui Prodotti Finanziari e di Investimento (Depositi Titoli, Rubriche Fondi, Buoni Fruttiferi Postali, Depositi Vincolati, Polizze di Ramo III e Ramo V), in vigore dal 1° gennaio 2014:

  • l’imposta è applicata nella misura proporzionale del 2 per mille (per il 2012 era prevista nella misura proporzionale dell’1 per mille e, per il 2013, nella misura dell’1,5 per mille)
  • è stata abolita l’imposta minima (fino al 2013, pari a 34,20 euro)
  • l’imposta massima, prevista esclusivamente per i soggetti diversi dalle persone fisiche, è stata elevata a 14.000,00 euro (per il 2012 il limite massimo risultava essere pari a 1.200,00 euro per le persone fisiche e non fisiche, mentre, per il 2013 tale limite risultava essere pari a 4.500,00 euro esclusivamente per le persone non fisiche)

A partire dal 3 gennaio 2018, con l’entrata in vigore della normativa MiFID2, la rendicontazione del deposito avverrà con periodicità trimestrale, pertanto, a partire da tale data, anche l’imposta di bollo verrà calcolata con la medesima frequenza e rapportata al periodo rendicontato (trimestre) sulla base del criterio “pro-rata temporis”.

Nella stessa Categoria:

Navigation Menu